Viaggio nel cuore del cristallo: Alabastro

Origine e identità dell’Alabastro
L’Alabastro è luce pietrificata. È trasparenza che si fa solida, bianco che si lascia attraversare dal silenzio. È una pietra che sembra scolpita dalla luna, un materiale tanto semplice nell’apparenza quanto profondo nella sua essenza. Non brilla con intensità sfacciata, non cattura lo sguardo con giochi di colori o inclusioni complesse: affascina invece con la sua delicatezza, con quella capacità unica di farsi sentire senza far rumore.
Dal punto di vista mineralogico, il nome “alabastro” può riferirsi a due tipi distinti di minerali: il gesso (solfato di calcio idrato) e la calcite (carbonato di calcio). Entrambi si presentano in forme morbide e facilmente lavorabili, ma nel linguaggio comune e soprattutto nel mondo spirituale, con alabastro si intende solitamente il primo. L’alabastro di gesso è quello più diffuso per usi artistici e decorativi ed è noto per la sua lucentezza satinata e la capacità di riflettere la luce con dolcezza.
I suoi colori vanno dal bianco lattiginoso all’avorio, fino a leggere sfumature crema, miele o grigio chiarissimo. La sua superficie liscia al tatto e la naturale traslucenza lo rendono una pietra associata alla purezza, alla protezione e all’energia lunare. Le sue venature morbide e armoniose sembrano tracce lasciate da onde leggere, come se l’alabastro avesse catturato l’essenza dell’acqua e del cielo in un corpo di terra.
I giacimenti di alabastro si trovano in diverse parti del mondo, tra cui Italia, Spagna, Egitto, Iran e Stati Uniti. L’alabastro di Volterra, in Toscana, è tra i più pregiati e conosciuti, tanto che l’intera città è permeata da una lunga tradizione di maestri alabastrai, capaci di trasformare questa pietra tenera in opere eterne. Per la sua facilità di lavorazione, è stato usato per millenni per creare vasi, statue, amuleti, lampade, ma anche oggetti rituali e contenitori per profumi sacri.
La voce antica dell’Alabastro
La voce dell’Alabastro arriva da lontano. È la voce degli antichi templi, dei profumi rituali, delle mani che scolpivano il vuoto nella pietra per accogliere il sacro. L’Egitto ne ha fatto uno dei suoi materiali simbolo: con l’alabastro venivano creati vasi sacri destinati a contenere unguenti, oli profumati, sostanze preziose che accompagnavano il defunto nel viaggio nell’aldilà. Era usato anche per custodire il kohl, il pigmento nero usato per il trucco rituale, o per scolpire piccole statuette votive.
Nel mondo egizio, l’alabastro era considerato un materiale sacro legato alla dea Bastet, simbolo di protezione e benedizione domestica, ma anche a Iside, regina della notte e madre divina. Il suo utilizzo era così legato al mondo spirituale che in molti contesti funebri si credeva che i vasi di alabastro potessero trasportare non solo oli, ma anche l’anima profumata del defunto.
Anche i Greci e i Romani ne fecero largo uso, soprattutto nella scultura e nei contenitori rituali. Il termine stesso “alabastro” deriverebbe dal greco “alabastros”, riferito a un tipo di contenitore per oli sacri, ma alcuni lo fanno risalire alla città egizia di Alabastron, famosa per la lavorazione di questa pietra. In tempi più recenti, l’alabastro è stato usato per creare oggetti devozionali, croci, madonne, ma anche per realizzare lampade e portacandele che, accese, sembrano animare la pietra dall’interno.
La voce dell’Alabastro è gentile, ma custodisce un’autorità antica. È la voce della purificazione, del raccoglimento, della preghiera silenziosa. Non urla, non impone: invita. È una voce che chiama alla semplicità, al ritorno all’essenziale, alla bellezza che si manifesta nella trasparenza delle cose.
Le vibrazioni dell’Alabastro
L’Alabastro vibra su frequenze sottili e luminose. Non è una pietra che scuote, non travolge né risveglia in modo tumultuoso. Al contrario, culla, rassicura, accompagna. Le sue vibrazioni sono delicate ma precise, come il battito d’ali di un uccello nel silenzio dell’alba. Portano chiarezza, leggerezza, pace.
È una pietra che purifica il campo energetico, lo alleggerisce dalle tensioni, dai pensieri ricorrenti, dalle energie stagnanti. Non assorbe il male, ma lo dissolve come la luce dissolve l’ombra. È ideale per chi sente il bisogno di alleggerirsi, di ritrovare un respiro ampio, di riconnettersi con una parte più chiara e luminosa di sé.
A livello sottile, l’Alabastro lavora su tutto ciò che è fluidità, trasparenza, espansione interiore. È una pietra che apre senza forzare, che armonizza senza scomporre. Porta serenità nei luoghi emotivi più affaticati, e insegna a lasciare andare ciò che non serve più, senza attaccamento né resistenza.
È una compagna perfetta nei momenti di confusione spirituale o nei periodi in cui si sente il bisogno di fare spazio, dentro e fuori. Non a caso è spesso utilizzata anche nei rituali di purificazione ambientale: la sua presenza illumina, disinfetta energeticamente, dona una qualità di sacralità discreta e benefica.
Alabastro e i chakra
L’Alabastro lavora principalmente sul chakra della corona (Sahasrara), il centro dell’intuizione spirituale, dell’unione col divino, della connessione con la sorgente. Quando si posa sulla sommità del capo, crea una sensazione di apertura, di leggerezza, di contatto sottile con una luce più ampia. Non è una luce abbagliante, ma quella soffusa e pervasiva della consapevolezza silenziosa.
Può lavorare anche sul terzo occhio (Ajna), stimolando la lucidità mentale, la chiarezza interiore, la capacità di osservare senza giudicare. Rende limpida la visione interiore, favorisce l’intuizione e la connessione con i propri sogni, le proprie immagini interiori, i messaggi dell’anima.
In modo più indiretto, l’Alabastro può agire sul chakra del cuore, soprattutto quando vi sono blocchi causati da esperienze negative legate alla spiritualità, alla fede o al senso del sacro. Porta guarigione dolce in chi ha perso il contatto con la propria dimensione interiore, riaccendendo una scintilla di luce che illumina senza fare male agli occhi.
È una pietra che armonizza dall’alto verso il basso, portando ordine, respiro e senso.
Quando scegliere l’Alabastro
L’Alabastro va scelto quando il bisogno di leggerezza si fa urgente. Quando i pensieri sono troppo densi, quando l’anima è stanca di trattenere, quando si ha bisogno di ritrovare una direzione spirituale semplice, chiara, essenziale. È la pietra giusta nei momenti in cui ci si sente sovraccarichi di emozioni, preoccupazioni o troppe informazioni.
È utile anche a chi sta percorrendo un cammino spirituale ma si sente disorientato, appesantito da troppi stimoli, o ferito da esperienze religiose del passato. Porta riconciliazione, non attraverso grandi concetti, ma con la sua presenza sottile. È ideale per i periodi di ritiro, di raccoglimento, di studio interiore.
Va scelta anche per purificare ambienti o persone che hanno attraversato tensioni prolungate. È adatta a bambini, anziani, persone sensibili, a chi medita molto e ha bisogno di un’energia delicata ma chiara che lo accompagni.
Come purificare e attivare l’Alabastro
L’Alabastro è una pietra tenera, fisicamente e spiritualmente. Per questo va purificata con grande delicatezza. Non ama l’acqua, soprattutto quella salata, che potrebbe rovinarne la superficie. Il metodo migliore per la sua purificazione è il fumo sacro – incenso naturale, salvia bianca, resina di mirra o palo santo – o il suono: una campana tibetana, un canto armonico, un tamburo lento.
Può essere posta su un letto di riso per una notte, oppure lasciata vicino a una candela accesa durante un momento di preghiera o silenzio. Ama essere accarezzata, contemplata, riconosciuta.
Per attivarla, basta portarla al cuore, respirare profondamente e pronunciare un’intenzione di luce. Può essere accompagnata da cristalli come selenite, quarzo ialino, celestina o angelite, che ne amplificano la vibrazione.
Meditare con l’Alabastro
Meditare con l’Alabastro è come sedersi nel silenzio di un tempio vuoto, dove l’eco dei propri pensieri si dissolve piano, lasciando spazio alla quiete. Puoi tenerla sulla sommità del capo, sul terzo occhio, o semplicemente tra le mani. La sua energia si diffonde lentamente, come una nebbia luminosa che avvolge e protegge.
Durante la meditazione, puoi visualizzare una luce bianca che scende dall’alto e si posa dolcemente su di te, penetrando nel corpo, nei pensieri, nel cuore. Lascia che tutto si ammorbidisca. Lascia che le tensioni si sciolgano, come neve al sole. L’Alabastro ti accompagna in questo viaggio, riportandoti in un centro di purezza e respiro.
È perfetto per le meditazioni del mattino, per iniziare la giornata con uno stato di apertura, o alla sera, per liberarsi di tutto ciò che è stato assorbito. Può anche essere usato nei riti di luna piena, nei momenti di introspezione o in cerimonie di passaggio, quando è necessario lasciar andare e accogliere qualcosa di nuovo.
Portare con sé l’Alabastro
Portare con sé l’Alabastro è come tenere un pezzetto di luna in tasca. Può essere indossato come ciondolo, tenuto in una tasca, appoggiato sulla scrivania, sul comodino o vicino a una candela accesa. Nei luoghi di meditazione o preghiera, crea uno spazio sacro naturale, anche senza nulla attorno.
È perfetto da tenere sotto il cuscino per conciliare sogni tranquilli e ricevere messaggi interiori durante il sonno. Può accompagnare la scrittura spirituale, la lettura di testi sacri, le pratiche contemplative.
In casa, è consigliabile posizionarlo in angoli dedicati al raccoglimento: accanto a una finestra, vicino a una pianta, su un piccolo altare personale. È un cristallo che non ama il caos, ma lo armonizza. Non ama essere nascosto, ma mostrato con semplicità. Il suo compito è portare chiarezza, luce e pace.